La paura delle «brutte compagnie»
Come navigarla e guardare con fiducia alle amicizie dei nostri figli.
E se invece provassimo a spostare lo sguardo?
E se la chiave non fosse controllare… ma comprendere?
- chi tende a rimanere in disparte può sentirsi incuriosito da chi entra nelle situazioni con sicurezza e prende iniziativa;
- chi è molto attento alle possibili reazioni degli altri osserva con interesse chi si esprime con libertà anche quando è sotto gli sguardi altrui;
- chi procede con cautela si avvicina a chi sperimenta, prova, rischia.
Sono incontri che permettono di esplorare possibilità, di osservare da vicino comportamenti che i ragazzi non sentono ancora propri ma che desiderano comprendere meglio.
In preadolescenza questi processi si intensificano, perché i nostri figli stanno costruendo la loro identità e hanno bisogno anche di vedere come si muovono gli altri per capire chi sono e chi vogliono diventare.
Un approccio più utile parte dalla curiosità: «Che cosa vede mio figlio o mia figlia in quella persona, che io non sto ancora vedendo?». Ti lascio una pratica che forse non ti aspetti e che può essere la chiave per nutrire questo sguardo aperto e curioso.
Accoglierli in casa permette di:
- vedere con i propri occhi la dinamica, senza inferirla;
- comprendere quali bisogni quei legami stanno soddisfacendo;
- conoscere persone che, nella fantasia, sembrano diverse da ciò che sono davvero.
Accorciare la distanza invitando gli amici a casa però funziona solo se l’atteggiamento è autentico: non per controllare o per cercare conferme ai propri timori, ma per aprire uno spazio reale d’incontro.
L’educazione a volte richiede gesti che non ci vengono naturali. È come guidare su una strada ghiacciata: se la macchina sbandasse verso sinistra, l’istinto suggerirebbe di contro-sterzare subito a destra. E invece l’unico modo per recuperare stabilità è assecondare leggermente la direzione dello sbandamento, lasciando che la macchina ritrovi il suo equilibrio.
Con i nostri figli accade la stessa cosa: la rigidità crea distanza mentre la curiosità crea spazio.
«Mi piacerebbe conoscere i tuoi amici: è un modo per capire meglio il tuo mondo»
«Raccontami cosa apprezzi di lui/lei, sono davvero curiosa»
«Se vuoi, potete stare qui: a me fa piacere avervi a casa»
«So che a volte posso sembrare diffidente, ma ci tengo a capirvi di più»
Perché funziona?
Aprire lo sguardo sulle amicizie dei tuoi figli ti aiuta a:
- ridurre la distanza emotiva tipica di questa fase;
- trasmettere un senso di fiducia nelle loro capacità di orientarsi;
- evitare la dinamica «noi contro loro»;
- creare un clima in cui eventuali segnali di rischio emergono più facilmente;
- sostenere l’autonomia sociale senza perdere il proprio ruolo di guida;
- rafforzare la relazione, che resta la loro principale base sicura.
Le amicizie, in preadolescenza, spesso sono transitorie: arrivano per rispondere a un bisogno specifico e si trasformano quando quel bisogno evolve. Non sono una minaccia alla nostra autorità: sono parte del loro cammino.
Restare nella fiducia non significa essere ingenui, ma custodire la connessione.
È da lì che passa la vera influenza educativa.
👉 Se hai bisogno di supporto per nutrire la fiducia e la connessione nel rapporto con i tuoi figli preadolescenti e adolescenti (o di risposte mirate su sfide specifiche di questa fase) mi trovi qui su La Tela nella sezione 1a1. 💜