Immagina la scena: hai passato due ore al luna park con tuə figliə. Vi siete divertiti, avete provato le giostre, riso, condiviso un pomeriggio speciale. Quando è il momento di andare via, ləi ti guarda e dice: «Volevo restare di più!»
Se il tuo primo impulso è pensare (o rispondere): «Ma come? Sei ingratə! Dovresti apprezzare il tempo che hai avuto!», non significa che tu sia un cattivo genitore. Significa, piuttosto, che stai rispondendo con ciò che hai imparato nella tua infanzia.
Il retaggio dell’educazione che abbiamo ricevuto
Moltə di noi sono cresciutə in un contesto in cui alcune emozioni non erano benvenute. Tristezza, frustrazione, delusione venivano considerate «esagerazioni» da zittire o minimizzare.
In quel modello educativo, quando esprimevano un’emozione scomoda per l’adulto, spesso ricevevamo messaggi impliciti come:
«Non dovresti sentirti così»
«Questa parte di te è fastidiosa»
«Cambiala, così ti accetto».
Il risultato è che dentro di noi, il giudizio «Sei ingratə» si trasformava poi in qualcosa di molto più profondo: «Questa tua emozione non voglio vederla». E così abbiamo imparato a censurare parti autentiche di noi e a portare la stessa dinamica nella relazione con nostrə figlə.
Oggi però ti invito a cambiare prospettiva.
Quel «volevo restare di più» non è una mancanza di riconoscenza. È la manifestazione spontanea di un’emozione valida: la tristezza per la fine di qualcosa di bello. È comprensibile che quella frase evochi in te disagio: per anni ti è stato insegnato che certe emozioni non erano accettabili, e ora il tuo corpo reagisce come ha imparato. Ma ciò che tu senti non è un fallimento: è un’opportunità di interrompere il ciclo e scegliere una strada diversa.
Due risposte possibili che aprono alla connessione
Ecco come puoi trasformare quel momento in un’occasione di crescita emotiva:
1️⃣ Accogliendo la positività dell’esperienza. «Volevo restare di più» → «Davvero? Ti è piaciuto così tanto? Qual è stata la tua giostra preferita?»
2️⃣ Riconoscendo l’emozione sottostante. «Volevo restare di più» → «Capisco. Era divertentissimo e ora ti senti un po’ triste perché è finito. Ti credo. Quale giostra ti sarebbe piaciuto rifare?»
In entrambi i casi, stai comunicando qualcosa di prezioso: «Quello che provi va bene. Io posso stare con te anche nelle emozioni difficili».
Quando accogli l’emozione di tuə figliə senza sminuirla, stai offrendo molto più di una semplice risposta gentile. Stai trasmettendo che:
- non deve provare vergogna per quello che sente;
- non è sbagliatə se prova tristezza, delusione o frustrazione;
- nessuno dovrebbe dirgli/le di sentirsi diversamente da come si sente;
- tu sei un porto sicuro, un luogo in cui ogni emozione può essere mostrata senza paura.
In pratica, gli stai dicendo:
«Accetto ogni versione di te».
«Puoi sentirti a casa nelle tue emozioni».
«Sei giustə, anche quando provi qualcosa di scomodo».
💡 Stare con nostrə figlə, sedutə metaforicamente sulla panchina del disagio, lə aiuta a sviluppare la fiducia in se stessi e nella propria verità interiore. Ed è proprio questa sicurezza interna che rappresenta le fondamenta della vera autostima.