"Il mio diritto di morire a 29 anni"
La storia di Brittany Maynard mi ha commossa fino alle lacrime. Ma non tanto perché a 29 anni (la mia età), appena sposata, le è stato diagnosticato un gioblastoma, la più aggressiva e letale forma di tumore cerebrale, che le lascia sei mesi di vita.
Nemmeno perché ha scelto di trasferirsi in Oregon, uno dei cinque stati americani che permettono ai pazienti di morire con dignità, ovvero decidere quando e come. Il suo dottore le ha prescritto una pastiglia che porrà fine alla sua vita senza dolore né lotta.
"Nel mio corpo, non c'è un sola cellula suicida o che voglia morire. Voglio vivere. Magari esistesse una cura per questa malattia, ma non esiste" dice in un'intervista. "Ho parlato con molti esperti su come morirei di questo tumore ed è una maniera di morire orribile, davvero orribile. Poter decidere di morire con dignità mi spaventa meno… Per mia madre è difficile e anche per mio marito, ma mi sostengono perché c'erano loro in quelle stanze d'ospedale quando mi spiegavano che cosa mi succederà".
Ma più perché il suo tempo sta scadendo. Le hanno dato sei mesi di vita, sei mesi fa.
Brittany ha programmato di morire questo 1º di novembre nella sua stanza, con sua madre, il suo patrigno, suo marito e la sua migliore amica. Tra 8 giorni.
Questo sì, mi smuove. Si leggono spesso storie di questo tipo, il mondo ne è pieno purtroppo, ma normalmente si leggono a posteriori.
Il pensiero che proprio ora, dall'altra parte del mondo, questa ragazza della mia età, che sei mesi fa si è sposata sognando di avere presto un figlio, stia aspettando di morire tra 8 giorni…
Il pensiero, da futura madre, che mia figlia un giorno possa sedersi con me e aspettare di morire…
Non so esattamente come finire queste frasi né questo post.
Vi lascio con il suo video.
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mi sono imbattuta ora in questo post di ben 11 anni fa.
Mi occupo di diritti di fine vita in Italia, sono un'avvocata, e oggi, nel 2025, solo grazie al coraggio delle persone che hanno reso pubbliche le loro storie, da Piergiorgio Welby a Dj Fabo e grazie al coraggio di persone come Marco Cappato, abbiamo qualche diritto in più. Purtroppo non tutti sanno cosa si può fare e cosa non si può fare e per questo con l'Associazione Luca Coscioni cerchiamo di fare luce sui diritti e affermare libertà. Anche se è un tema davvero difficile ho dovuto affrontarlo con le mie figlie, e piano piano, si può. Sarebbe bello parlarne.