Quando l'orgoglio vince il buon senso
E, puntualmente, ogni volta che siamo così ottusi, ci ritroviamo a posteriori a pensare “in effetti ho esagerato”. Magari abbiamo detto una parola di troppo che ne ha tirata un’altra e un’altra ancora – perché le frasi sbagliate dette in preda alla rabbia sono come i cioccolatini – uno tira l’altro.
Magari aspettiamo che sia l’altro a cedere. Ci chiudiamo nel nostro angolo di cocciutaggine sapendo che prima o poi l’altro farà il primo passo. Magari aspettiamo solo di sentire bisbigliare all’orecchio quelle paroline – mi dispiace – per dirle a nostra volta e abbassare le difese.
Perché a quel punto il gioco è fatto: il nostro ego ha vinto. Non ha ceduto alla misera e diffamante vergogna di chiedere perdono per primo. È intatto, forte, ancora infallibile. Felice di non essersi spezzato.
E noi? Noi abbiamo perso un’altra occasione di crescere. Di guardare in faccia la realtà ed essere onesti con noi stessi prima che con l’altro. Di essere assennati e di permettere alla ragione di vincere l’orgoglio.
Ragione zero - Orgoglio uno. Ancora una volta.
E pensare che sarebbe così semplice chiudere la bocca. Sedersi da soli sul divano e stare zitti per qualche istante. Poi alzarsi, andare nell’altra stanza, prendere fiato e dire “mi dispiace”. E se due parole sono ancora troppe per il nostro orgoglio infantile, possiamo sempre iniziare con "scusa".
La pratica porta alla perfezione. Provare per credere.