Nella foto vedete noi mamme nel 2015 che trasformiamo un angolino di Starbucks in un parco giochi per goderci il nostro caffè.
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Questa mattina, dopo due notti difficili (più del solito), una giornata di ieri molto intensa, fisicamente e mentalmente stancante, Oliver ha deciso di piangere e gridare a squarciagola quando gli ho cambiato il pannolino sporco. Niente poteva calmarlo. Quando è così, normalmente reagisco in uno di questi due modi: mi spengo e lo cambio in silenzio tra le sue grida o continuo a rigurgitare parole gentili, ma sprecate.
Questa mattina, dopo due notti difficili (più del solito), una giornata di ieri molto intensa, fisicamente e mentalmente stancante, un cambio di pannolino interminabile, rumoroso e stressante, mio marito ha deciso di dirmi: «Quando sei stanca, parli con Oliver in maniera non rispettosa. Dovresti essere più paziente, non dovresti prendertela con lui».
Pessimo. Tempismo. Ho perso le staffe anche con lui. Ma quella è un'altra storia.
La verità è che Alex ha ragione. Quando sono stanca, perdo la pazienza, a volte pure le staffe, dico frasi che non apprezzo e parlo in maniera frustrata. Sono umana.
Certo, preferirei essere acqua in ogni momento, ma non funziona così. Stare sola con tuo figlio piccolo tutto il giorno è difficile, tanto che a volte devo fare un respiro profondo prima di prenderlo in braccio o parlargli. E lo faccio spesso: ho fatto più respiri profondi in questi ultimi 10 mesi che in 30 anni di vita. Perché respirare è l’unica maniera che conosco per fare una pausa e scegliere di esprimere la mia frustrazione in maniera diversa.
Perché sì, sono umana, ma essere umana non significa che non posso imparare a gestire le mie emozioni in maniera più efficace – ci vorrà un po', perché nessuno me lo ha insegnato nella mia infanzia, ma posso imparare. «Basta» fare il lavoro.
Ma perdere le staffe con Alex stamattina mi ha ricordato una cosa importante: mio marito non è qui per vedere che mamma calma sono durante la maggior parte del giorno. Non è qui per vedere il lavoro. Non è qui tutte le volte che Oliver urla perché non lo lascio giocare con la stampante e sta a me insegnargli a gestire quella frustrazione. Non è qui tutte le volte che Oliver piange se mi allontano per un minuto e sta a me aiutarlo a gestire la separazione. Non è qui tutte le volte che metto Oliver a dormire per il suo lungo sonnellino della mattina, mi siedo finalmente a computer per un paio d’ore di lavoro e lui si sveglia. Non è qui tutte le volte che Oliver si rifiuta di mangiare a pranzo e rimango pazientemente seduta con lui anche per un’ora. Non è qui tutte le volte che Oliver si sveglia proprio all’inizio di una lezione e vado da lui con un sorriso, nonostante tutto.
Così quando Alex dice dovresti essere più paziente, quello a cui si riferisce davvero è quel 15% del tempo che lui vede. E capisco perché si senta autorizzato a dirlo: durante il giorno sono io a crescere nostro figlio ed è una enorme responsabilità. Quindi sì, dovrei essere più paziente e se fossi una mamma perfetta, lo sarei in ogni momento.
Ma la mamma perfetta non esiste.
Le mamme perfette come le ho viste io fanno il lavoro per imparare a gestire le proprie emozioni e nel frattempo perdono la pazienza e poi riparano. Dicono cose che non vogliono, e poi dedicano tempo a spiegare perché le hanno dette. Si sentono frustrate e imparano a rimanere sedute in quella frustrazione. Piangono quando non ne possono più, e non hanno paura di farsi vedere vulnerabili dai figli. Fanno del loro meglio, ma sanno anche ammettere di non sapere fare il genitore o di aver sbagliato. Vanno a portare e prendere i figli a scuola ogni volta che devono, ma se vedono un’occasione per evitarselo e stare più tempo con se stesse la colgono al volo. Se non hanno voglia di cucinare scongelano qualcosa e «questo è quello che c’è: se non ti va sei libero di non mangiare».
Le mamme perfette lasciano giocare i bimbi sul pavimento non proprio pulito di Starbucks per godersi un caffè e una chiacchiera molto necessaria.
Le mamme perfette sono, in realtà, imperfette.
Come sono le mamme perfette per te? Raccontamelo nei commenti.
Ti rispondo con le parole di Carlotta nel Percorso per educare a lungo termine (sono le stesse che, piano piano, hanno aiutato anche me) – e allo stesso tempo, ricorda che l'evoluzione è un processo: il primo passo è la tua consapevolezza, unita alla voglia di fare il lavoro (entrambe ci sono già, quindi faccio il tifo per te, e vedrai che vedrai fiorire i semini).
Ti lascio anche alcuni contenuti che in questi momenti di fatica potrebbero aiutarti. Fanno parte dello starter kit gratuito del Percorso che hai a disposizione su La Tela, e puoi trovare tanti altri strumenti pratici nelle varie categorie del Percorso. Tra l'altro ti anticipo anche che molto presto (a marzo) dedicheremo un intero pacchetto editoriale alla comunità di abbonati proprio sul tema della rabbia:
Curiosita'....
Vedo dalla foto che li' lasciate tranquillamente i vostri bimbi x terra nei luoghi pubblici... E' cosi?
Grazie!